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Guida alle denominazioni dei vini italiani

Quali sono e cosa rappresentano le denominazioni dei vini? Lo scopriamo attraverso una semplice spiegazione.

Guida alle denominazioni dei vini italiani

Classificare i vini italiani vuol dire valorizzare e proteggere un patrimonio importante per un Paese come il nostro, cultore del vino e ricco di territori, vitigni, aziende e metodi senza eguali.

La denominazione indica il pregio di alcuni vini prodotti in zone definite con precisi procedimenti sottoposti al controllo di enti di certificazione accreditati. È a tutti gli effetti una garanzia di qualità volta a favorire anche la tutela dei consumatori.

Le denominazioni del vino

Disciplinari specifici determinano le condizioni per le quali un vino può essere o meno classificato con una delle denominazioni presenti in Italia.

IGT

L’indicazione geografica tipica è assegnata ai vini prodotti in zone molto estese (regioni o grandi province), dalle quali prendono il nome, secondo requisiti stabiliti. I vini IGP devono contenere almeno per l’85% uve provenienti dell’area geografica indicata, ma, nel complesso, il disciplinare è molto più permissivo di quello che regolamenta le DOC.

Dal 2010 la classificazione IGT è stata ricompresa nella IGP (indicazione geografica protetta), marchio dell’Unione Europea rivolto ai prodotti alimentari le cui qualità dipendono da una data area geografica e dai fattori naturali e umani connessi a essa. Il disciplinare prevede che almeno una delle fasi di produzione avvenga in un territorio circoscritto.

DOC

La denominazione di origine controllata è un marchio italiano dedicato ai vini di qualità superiore. Certifica la zona di origine delle uve e prevede una regolamentazione ben precisa per i processi produttivi, oltre ad assicurare controlli e analisi su tutta la filiera che accertino il totale rispetto dei requisiti imposti dal disciplinare.

DOCG

La denominazione di origine controllata e garantita eleva ulteriormente il pregio dei vini che hanno acquisito nel tempo un notevole valore commerciale e non solo, è riservata infatti ai vini già DOC da almeno dieci anni. Anche in questo caso si parla di un marchio italiano che, oltre all’indicazione geografica specifica, impone un severo disciplinare: l’iter per imbottigliare DOCG è tra i più rigidi in ambito enologico, vincola a verifiche speciali e introduce l’esame sensoriale (di cui si occupa una commissione incaricata).

DOC e DOCG prevedono inoltre una classificazione ancora più restrittiva legata a un’eventuale sottozona di produzione, da cui scaturisce una maggiore percezione valoriale del vino.
Entrambe le denominazioni sono state ricomprese nella DOP (denominazione di origine protetta), marchio attribuito dall’Unione Europea ai prodotti agricoli o alimentari le cui caratteristiche sono determinate da fattori legati esclusivamente al loro territorio di origine.   

Già da una prima occhiata all’etichetta possiamo avere le informazioni principali sul vino, sulla sua provenienza e, quando c’è, anche sulla denominazione. Di qualunque si tratti, in tal caso la bottiglia ha una garanzia di qualità in più che ne certifica il valore esclusivo.

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