Rapitalà, tenute di preziosi contrasti
Sicilianità e internazionalità, antichità e innovazione sono gli elementi che delineano la Tenuta Rapitalà: una delle più prestigiose cantine siciliane, artista di espressive etichette.
Tra le colline che si estendono da Alcamo a Camporeale scorre il ‘fiume di Allah’, fulcro di antiche coltivazioni di vigneti che ancora oggi disegnano le campagne del territorio siculo, offrendo alla comunità i loro frutti preziosi.
La Tenuta Rapitalà – dal nome di origini arabe che richiama il torrente – con i suoi 225 ettari vitati, è artista di questo quadro straordinario: sulla terra di argilla e sabbia, la cantina siciliana dà forma ai colori dei vigneti che mutano al passo delle stagioni, in completa sintonia con la natura.
L’esposizione dei terreni e la composizione del suolo sono elementi imprescindibili di opere originali e pregiate. Il terroir è una risorsa preziosa per la cantina Rapitalà: i vitigni più ambiziosi trovano un contesto che stimola a offrire il meglio; a ciò si aggiungono la capacità e l’esperienza che una storia lunga cinquant’anni garantisce con evidenti risultati.
Era il 1968 quando il conte francese de la Gatinais e ufficiale della marina Hugues Bernard sposa una nobile donna palermitana, Gigi Guarrasi. Il matrimonio sugella l’inizio di un’appassionante avventura che porta alla ricostruzione di una cantina di proprietà distrutta durante il terremoto della Valle del Belice.
L’antica tenuta, divenuta ormai un reperto senza vita, rinasce grazie a moderni criteri di riconversione che coinvolgono soprattutto i vigneti. Inizia così la fortunata convivenza tra le identità siciliane e francesi. Da oltre trent’anni, accanto ai radicati vitigni autoctoni crescono i nobili vitigni internazionali: insieme, raggiungono l’auspicato successo.
La sintesi del vino Rapitalà
Una distinta personalità caratterizza ogni etichetta dei vini Rapitalà: vinificati in purezza o risultati di blend ben riusciti, uniscono in un sorso mai scontato le diverse identità che si incontrano in questo progetto.
Tradizione e innovazione sono imprescindibili per la lavorazione condotta sulle uve: innovative tecniche di vinificazione si esplicano nelle fasi della pigiatura, della refrigerazione, della vinificazione e, infine, dell’imbottigliamento, rivolgendo tutta la dovuta attenzione alle caratteristiche varietali. La barricaia è popolata da oltre seicento barrique di quercia francese e tredici botti di rovere. È qui che nascono le famose bottiglie della Tenuta Rapitalà.
Nell’etichetta Vigna Casalj confluiscono solo uve autoctone Catarratto: l’Alcamo vino bianco Classico DOC è tra le migliori espressioni del vitigno. Dall’incontro tra uve DOC, siciliane Nero d’Avola e francesi Pinot Nero, nasce il ‘fiore’ Nuhar: eccezionale non solo nel profumo, ma soprattutto nel gusto avvolgente e di spessore. E poi, c’è il Rapitalà Grand Cru, etichetta di vino bianco simbolo della cantina siciliana: uno Chardonnay in purezza che esalta al massimo le doti del vitigno internazionale grazie all’affinamento in barrique per almeno dieci mesi. Complessi sapori mediterranei si uniscono con i più acuti sentori del legno francese.
Dalle viti che crescono tra Alcamo e Camporeale altri vini prendono forma e armonia: il famoso Syrah Rapitalà Nadir è un vino rosso Sicilia DOC vinificato in purezza a partire dalle uve di origine francese. Come indica il suo nome arabeggiante, è un vino profondo, raro e prezioso. Originali fragranze invitano all’assaggio del vino Bouquet Rapitalà: un bianco dal tocco vellutato e dalla fresca eleganza con una verve insolita, risultato dall’unione di uve Grillo, Sauvignon e Viognier Terre Siciliane IGT.
Ogni etichetta di vino Rapitalà incuriosisce per particolari che si fanno icone di un mondo di tradizione, innovazione e contaminazione; per accedervi, basta un sorso.